E’ apparso a Vicenza all’ingresso nord del viale a lui intitolato (quello delle piscine, per capirci) un murale dedicato ad Arturo Ferrarin, che riporta una sua immagine e la frase: “Alla vita, all’amore, alla morte e al mio motore”. Le parole sono prese dall’esergo del suo libro pubblicato nel 1921 nel quale racconta l’avventura del raid aereo Roma-Tokio. La frase integrale riporta la lode al motore “sempre ubriaco di benzina e di spazio, che ha squarciati i Silenzi dell’Infinito coll’urlo rauco dei suoi 250 HP”.
A giudicare dagli altri murales in zona (che saranno pure artistici ma restano abusivi…) l’autore di questo ricordo è Casapound, movimento per il quale non ho nessunissima simpatia ma che finora è l’unico a ricordarsi di questo grande protagonista dell’aviazione – non solo – italiana all’avvicinarsi di un importante anniversario

Il murale che è apparso all’ingresso nord di viale Ferrarin a Vicenza: in realtà non è un dipinto sul muro, ma su una sorta di tela attaccata al muro

L’anno prossimo, infatti, ricorrono i cento anni del suo raid che all’epoca suscitò entusiasmo e orgoglio: fu il primo a percorrere i 16mila chilometri da Roma a Tokio, dove arrivò lui, assieme al motorista Gino Cappannini, su un aereo che aveva il motore di una Mini Cooper o di una Giulietta di oggi, anche se turbo. Perfino Achille Beltrame gli dedicò una copertina della “Domenica del Corriere”. E pensare che Arturo s’era arruolato tra i piloti dell’Esercito (non esisteva ancora la Regia Aeronautica) perché preferiva l’azione al lavoro nel lanificio di famiglia a Thiene. Aveva combattuto nella Grande Guerra, poi diventò istruttore di acrobazia aerea e a 25 anni partì da Roma per raggiungere Tokio. I piloti furono scelti da Gabriele D’Annunzio. Al suo ritorno, il pilota thienese, riceverà onori trionfali. E diventò un mito. Nel 1924 si esibirà in acrobazie davanti a Benito Mussolini che lo ammirava da Monte Berico dove aveva appena inaugurato il piazzale della Vttoria assieme al vescovo Ferdinando Rodolfi e al sindaco Antonio Franceschini. Ferrain morirà in un incidente aereo a Guidonia nel 1941 durante un collaudo.

Per ricordare la sua figura, a cent’anni dall’impresa, la migliore iniziativa a mio parere è di chiamare a Vicenza i suoi colleghi di oggi a onorarlo: vale a dire le Frecce Tricolori, eredi della scuola di volo acrobatico italiano e sommi prosecutori di quest’arte, che potrebbero presentare nei cieli di Vicenza il loro affascinante show. Le Frecce mancano da Vicenza da 22 anni: l’ultima volta volarono nel 1997. Questa idea, che ho lanciato al sindaco Francesco Rucco otto mesi fa, secondo me è realizzabile: prima di tutto perché a carico del Comune le spese sono minime (solo quelle organizzative di palchi e viabilita: i piloti svolgono il loro lavoro, non chiedono ingaggio se a muoversi è un’amministrazione pubblica) e in secondo luogo perché il programma di attività della Pan per il 2020 è ancora da definire. Ma muoversi già alla fine dell’anno è tardi. Basta volerlo e darsi da fare.