Antonio Di Lorenzo

Ecco il thriller gotico ambientato sul Summano e scritto a 14 mani: caso unico in Italia

È un thriller gotico ambientato sul Summano che domina Santorso e Piovene Rocchette. E già questo è curioso. Poi aggiungeteci il fatto che è scritto a quattordici mani, vale a dire da sette persone, e l’interesse raddoppia. Infine, metteteci dentro antiquari, streghe, preti, bevitori da osteria, ragazzi perduti e contadini avrete il cocktail – agitare, non mescolare, come ricordava James Bond – che sarà servito questa sera, giovedì 6 agosto, alle 20.30 a villa Ghellini di Villaverla, organizzato dalla Biblioteca di Villaverla. Il libro che sarà presentato ha un titolo che completa il cubo di Rubik della curiosità: “Chi decide chi è male”, evocativo di interrogativi profondi, decisioni ultimative e atmosfere da Belfagor al Louvre.

Autori, anzi autore è il collettivo Volkman, fondato e diretto da Massimo Fagarazzi, già autore di “Alcol supernova” e di “Memorial”. Oltre a lui, il libro porta la firma di Paolo Gonzo, Alessia Reniero, Alessandro Marsiletti, Paolo Costa, Alice Gobbi, Giovanni Todescato (Nella foto, Massimo Fagarazzi e il libro del Collettivo Volkman).

La trama. Tutto nasce da una tempesta sul monte Summano, che rivela le origini di un segreto millenario. Ossessionato dagli incubi e assediato da un mondo ostile, Samuel, il protagonista, decide di indagare. Inizia il viaggio e il racconto al confine tra pianura e montagna, tra oscure leggende e misteri fitti come la nebbia che avvolge il paesaggio.

Fagarazzi è vicentino, ha 45 anni e lavora come editor a tempo pieno nel settore. Ha pubblicato il suo primo libro nel 2015, appunto “Alcol supernova”: sui toni del giallo, è un romanzo formazione ambientato nella subcultura degli anni novanta. Descrive la Vicenza della controcultura più nascosta. Il collettivo l’ha fatto nascere lui individuando nel nome Volkman (uomo-popolo) l’identikit letterario del gruppo che ha esordito con “Nero cemento”, libro di racconti ambientati a Vicenza e pubblicato nel 2016. In quell’occasione erano una dozzina. È lui che sceglie chi scrive: “Questa volta siamo in sette, la prossima probabilmente meno”, prevede.

“Chi decide cosa è male” nasce dalla sua passione per l’escursionismo e la montagna. Più precisamente da una passeggiata sul Summano: “C’era un tempaccio e mi sono rifugiato in un ricovero di guerra. Mi sono chiesto: cosa succederebbe se trovassi un teschio? Da lì è partita l’idea: il Summano è un ricettacolo di leggende, dall’antichità fino al Novecento, da quelle sui culti satanici sino a quelle legate alla guerra. Ho svolto un grande lavoro di ricerca, specialmente su tutto quello che circonda la montagna in ambito religioso”. La genesi del libro collettivo è durata un anno e mezzo: “Avevo appena curato un libro da solo che mi aveva spolpato, intitolato “Il tempo brucia le tappe”. Uscito nell’autunno 2017 è un saggio romanzato che racconta la musica degli anni Novanta e per realizzarlo ho fatto molte interviste. Quando mi sono trovato di fronte al nuovo compito mi sono detto: coinvolgo il collettivo”.

Flashback. Fagarazzi ha un background musicale, dieci anni passati a suonare la chitarre e altri dieci il basso. Acqua passata, commenta oggi, musicalmente parlando. Ma letterariamente, no. Anzi: “Ho voluto replicare il meccanismo delle band nella letteratura – sottolinea – Ho coinvolto scrittori che sono al loro debutto, dai 35 ai 45”. Credeva fosse un modo per dividere il lavoro, invece ha dolorosamente imparato che la progressione geometrica di Fibonacci non funziona solo nei film ma anche nella scrittura di un romanzo”. Serve una spiegazione ed è Fagarazzi a servirla: “Ho scritto le prime venti pagine: questo è il tono e la trama, ho detto, sviluppiamo il resto. Ho assegnato a ciascuno un tema: ognuno ha scritto un pezzo. Quando ho ricevuto gli scritti ho dovuto montarli, ma alla fine ho riscritto tutto. Chi legge non si accorge che sono tanti a scrivere. E qui ci differenziamo da un altro collettivo, il Wu Ming che è il più famoso in Italia. Quando scrivono loro, si riconoscono le diverse voci. Nel nostro caso, no”. Credo che un libro scritto così, a 14 mani, e amalgamato come un panna montata sia un caso unico in Italia.

La loro, per dirla con una battuta, è una specie di fecondazione letteraria assistita. Tanti spermatozoi, un solo figlio. Iniziata la strada, i passi successivi sono stati relativamente più semplici: “Ognuno s’è preso un argomento e ha prodotto, però alla fine io ho continuato a riscrivere tutto. Ci abbiamo messo un anno e mezzo solo perché siamo stati facilitati dal fatto che io lavoro a tempo pieno, come nella letteratura ormai si possono permettere in pochi”.  “Alla fine – conclude – questo libro è stato anche più impegnativo di quello precedente: mi ha obbligato a numerose escursioni in montagna e a lunghe ricerche storiche, dai romani alla Grande Guerra, con l’Altura di Meda in una rara fotografia ripresa con i baraccamenti”.

La presentazione di villa Ghellini non sarà l’unica. Era partito bene, il collettivo: il libro era uscito a novembre 2019 e avevano iniziato il tour degli incontri con il pubblico. Poi la pandemia ha bloccato tutto. Adesso si ricomincia e si punta, più che alla fortuna, al fascino del gotico del Summano. Che suscita curiosità ben oltre l’Alto Vicentino.