Vuole creare una piazza egizia all’entrata del museo a Torino. Il tetto sarà di vetro e metallo. Una scalinata dalla piazza-ingresso porterà nel sotterraneo dove sarà allestito un giardino egizio. Grazie alle nuove tecnologie digitali sarà circondato da un paesaggio dell’antico Egitto. Ingresso e piano interrato, cioè piazza e giardino, saranno frequentabili gratis per tutti. A proposito di biglietti, sta studiando – in prima persona – una piccola grande rivoluzione: un biglietto meno caro con limitazioni di visibilità delle sale, oppure a prezzo intero ma con validità di più giorni. In questo modo risponde a chi lamenta che il museo egizio è troppo grande e non si riesce a visitarlo tutto in una volta sola.

La nuova Galleria dei re a Torino, illuminata dalla luce, al posto della volta scura. Una delle novità del nuovo allestimento del Museo egizio che ha celebrato i 200 anni
Sono queste le anticipazioni fornite da Christian Greco, che il prossimo 15 aprile compirà 50 anni, a proposito degli obiettivi che si prefigge per il prossimo futuro al museo egizio che lui dirige dal 2014, istituzione che ha appena festeggiato i 200 anni di vita. Durante la cerimonia, il Presidente Mattarella era talmente entusiasta che è andato a ringraziarlo due volte.
Greco ha parlato alla Società teosofica, invitato dal presidente vicentino Enrico Stagni e dal presidente nazionale, il vicentino Antonio Girardi. “Quando sono arrivato a Torino il museo era di 3000 metri quadrati, adesso è di 12mila e progettiamo di portarlo a 15mila”, ha sintetizzato.
Conferenziere affascinante e coltissimo (e questo lo sanno tutti, compresi quelli che vorrebbero lasciasse il suo posto, ma di questo parliamo dopo), all’hotel Tiepolo Greco ha tenute incollate alle sedie 230 persone per oltre due ore. Naturalmente lo hanno salutato applausi da rockstar al termine dell’incontro.

Christian Greco assieme ad Antonio Girardi e a Enrico Stagni della Società teosofica. Greco ha appena pubblicato il libro “La cultura è di tutti”
Altri obiettivi che Greco ha raccontato riguardano l’ampliamento del museo al vicino palazzo D’Azeglio, nel quale saranno collocati magazzino e biblioteca. “Ci vorranno cinque anni”, ha previsto. Tanto per capire l’importanza di queste scelte, cioè mettere in ordine e in vista i contenuti spesso nascosti per necessità di spazi, Greco ha spiegato che ha tirato fuori dai magazzini centinaia di ceramiche che non erano state mai viste. “Non è vero che si va nei musei egizi per vedere solo le mummie”, ha risposto a chi era perplesso sulla scelta. I fatti gli hanno dato ragione: la sala delle ceramiche, nel nuovo allestimento progettato per il bicentenario, risulta la più visitata. “Adesso ne voglio fare un’altra dedicata agli ostraka, che erano i bloc notes dell’antichità”. Il termine ostrakon viene dal greco e significa conchiglia, ma era usato per indicare anche pezzi di vasi o oggetti rotti su cui si appuntavano notizie

La maschera funeraria di Merit, consorte di Kha, antica di 3500 anni oggi al museo egizio di Torino
Il direttore sta preparando anche il nuovo allestimento dei reperti (mummie comprese) trovati nel 1906 da Schiaparelli nella tomba di Kha e Merit, vicino Tebe, trasferiti poi al museo di Torino. Quella tomba è una delle poche trovate intatte: Kha era l’architetto capo nella XVIII dinastia (1500 – 1200 avanti Cristo) e la moglie morì prima di lui, che invece spirò a 60 anni, età da vegliardo per il tempo. Come gesto di amore, il marito le donò il sarcofago che aveva preparato per sé. Di lei è rimasta anche la splendida maschera funeraria. Come è stata subito titolata dai divulgatori, le loro vicende e la tomba (“la più bella fuori l’Egitto”) raccontano una storia d’amore al museo egizio. Storia che Greco intende valorizzare con un nuovo allestimento che intende inaugurare il 15 febbraio 2026. E per raggiungere il suo scopo lancerà presto un crowfunding. I donatori sono avvisati: “Basta anche un euro“, ha sottolineato il direttore, che fra le sua qualità ha anche un’amabilità spontanea.
Il direttore ha spiegato nei dettagli il nuovo allestimento del museo realizzato per il bicentenario. Ha raccontato che, in media, in Italia un museo cambia ogni 83 anni mentre nei Paesi scandinavi l’intervallo è di un cambiamento ogni dieci anni. Lui è nella media del Nord Europa, quindi. Fra gli altri interventi, ha ricordato anche di aver illuminato la celebre Galleria dei re, prima coperta da una volta scura: una creazione, per altro d’effetto, di Dante Ferretti, re degli scenografi di Hollywood, con tre premi Oscar: “Niente da dire, era molto bella e serviva a reggere e nascondere gli impianti. Però doveva restare al suo posto per il tempo delle olimpiadi invernali del 2006, invece c’è rimasta 18 anni. Dovevamo intervenire”.

Christian Greco nel 2018 quando ebbe un incontro-scontro con Giorgia Meloni che lo contestava in pubblico sotto il Museo Egizio
Nel dibattito che è seguito alla lectio magistralis, gli è stato chiesto anche come ha reagito alle critiche che, ciclicamente, gli piovono addosso al punto da avere invocato anche la sua rimozione dall’incarico da vari esponenti della maggioranza al governo. “Mi viene da ridere – ha risposto – Dicono che c’è qualcuno più bravo di me? È la scoperta dell’acqua calda. Se me la chiedono faccio io loro la lista. La verità è che queste polemiche puntano a politicizzare il mio lavoro, che è invece quello di un tecnico che risponde al suo Consiglio d’amministrazione e segue le direttive che riceve. I dipendenti rispondono a me, io rispondo al CdA. Tutto qui”.
Antonio Di Lorenzo