È la campionessa di sci che lascia stupiti. Perché crede fortemente nel suo lavoro di sportiva, ma è anche una persona profonda, sensibile, che ha un valore in cui crede molto: far stare bene chi vive attorno a lei. Può essere un sorriso, una battuta, persino far confusione educata nell’aereo che la porta in Georgia alle gare, con tanto di rimprovero bonario degli allenatori. Che poi l’hanno nominata portabandiera della spedizione italiana.

Marta Giaretta, vicentina di Santa Caterina, ha 17 anni (il 13 luglio ne compirà 18) ma una maturità che molti acquistano dieci o vent’anni dopo. È determinata, così si definisce, ma chi la circonda non vede solo questo aspetto: coglie la sua capacità di illuminare i rapporti strappando un sorriso anche in una giornata uggiosa. L’autodisciplina c’è, ci mancherebbe, segno di una forza interiore e di una personalità spiccata. Quando aveva 15 anni è uscita di casa per vivere da sola fra allenamenti, ski-college e adesso le caserme della Guardia di Finanza. Papà, in quell’occasione, era più convinto della mamma. Ora Marta fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, ma è ancora troppo giovane per entrare a tutti gli effetti nel Corpo. Bisognerà aspettare il prossimo concorso, anche se tecnicamente una finanziera lo è già.
Figlia e nipote di avvocati (il papà Marco Giaretta ha lo studio a San Biagio, la mamma è Matelda Zancan, professoressa), la sua strada l’ha individuata subito, da quando a due anni e mezzo ha messo gli sci alle Vezzene sull’altopiano di Asiago. Il papà l’anticipava scendendo a ritroso, ma ha perso l’equilibrio ed è caduto, così lei è finita addosso a un palo, seppure protetto. I familiari, preoccupati, sono accorsi per vedere come stava. E lei sorprendendo tutti ha risposto: “Che bello, facciamolo ancora!“.
Non c’erano precedenti in famiglia di sportivi, ma evidentemente Mendel aveva ragione: i geni erano nascosti da qualche parte. E sono spuntati con questa generazione: perché oltre a lei, c’è anche la sorella Elena, quattro anni più giovane, in prima media sempre alla Maffei, che già dimostra stoffa con gli sci ai piedi.

Marta Giaretta con l’allenatore Rudj Redolfi ai giochi in Georgia (sostanzialmente le olimpiadi europee under 18 cui partecipano 48 Stati) dove ha conquistato tre medagli d’argento
Tre medaglie d’argento ai recenti Eyof in Georgia, vale a dire le olimpiadi europee invernali under 18 con 48 Stati partecipanti, altre due agli assoluti italiani del 2023, nella sua breve ma intensa carriera ha collezionato una novantina medaglie. Non sa neanche lei esattamente quante.
Tre medaglie d’argento a Bakuriani in Georgia. Sarà soddisfatta…
Non solo per le vittorie. Anche per le conoscenze e le amicizie che ho costruito. Noi otto italiani abbiamo legato molto.
Lei ha studiato alla media Maffei e adesso all’alta scuola di sport a Malles in Val Venosta. Non le dispiace di non essersi iscritta, che so, a un liceo?
Nessun rimpianto. Rifarei tutto. Lo ski college è diverso da quello che si pensa. Si studia e anche parecchio. Bisogna sapersi organizzare, questo è complicato.
Com’è una sua giornata?
Mattina a lezione, poi allenamento di sci, quindi atletica, doccia, cena alle 18, poi si studia dalle 20 alle 22. Nelle altre scuole c’è più tempo. E quest’anno ho perso un sacco di giornate per le gare. Dovrò recuperare. Ah, dimenticavo: tutte le lezioni sono in tedesco.
Quante lingue conosce?
Tedesco, inglese e un po’ di francese.
Magari gli insegnanti saranno più comprensivi con voi sportivi – studenti.
Eh, mica tanto. Sono crucchi. Non si impara molto meno rispetto a una scuola normale, ma sicuramente si impara anche a vivere.
Immagino che le prime volte, a 15 anni, da sola, con il tedesco da imparare non sarà stato semplice: magari avrà anche pianto
Hai voglia! I primi tempi pensavo che non ce l’avrei mai fatta. Litighi e non hai nessuno con cui parlare. Poi ho maturato rapporti umani, stima e amicizie che qui a Vicenza non ho mai avuto.
C’è una materia che le piaceva di più a scuola?
Matematica, perché non salto mai i passaggi. Oggi per le assenze è più difficile. Adesso mi piace l’economia politica, perché si parla di Borsa, della Bce, di inflazione.
Cosa pensa della situazione italiana?
Seguo poco, neanche la televisione. A Malles vivo bene.
È vero che i giovani oggi hanno meno voglia di impegnarsi rispetto a un tempo?
Un po’ sì, almeno riflettendo su quanto mi racconta la nonna.

Marta alla partenza di una gara in Georgia il mese scorso. Ha vinto un argento nello speciale, uno nel gigante e il terzo nello slalom parallelo a squadre
Tra pochi mesi avrà l’età per votare e in autunno saranno indette le elezioni per la Regione qui nel Veneto
Affronterò il problema, seguirò quello che mi consiglieranno mamma e papà
Quante ore scia al giorno?
Tre ore d’inverno, cinque – sei d’estate e in autunno
E quante gare disputa?
L’anno scorso da dicembre ad aprile sono state cinquantacinque.
Quando ha capito che aveva talento?
Le racconto un aneddoto: avevo tre anni e i nonni mi erano venuti a prendere al corso di sci. Non mi hanno trovata e si sono giustamente preoccupati: la verità è che mi avevano promosso automaticamente al corso più elevato.
Quando arriverà alla Coppa del mondo?
Quando mi chiameranno. C’è sempre un punto di domanda.
Lei s’è definita determinata.
Sì, ma può essere anche un difetto, perché mi pongo sempre alti obiettivi che possono essere anche molto difficili da raggiungere. Una volta mi ha dovuto fermare l’allenatore perché continuavo a provare e riprovare un percorso: Basta – mi ha detto – sei stanca.
Direi esigente con se stessa
A ogni gara mi domando: ce la farò? Sarò all’altezza? E questo mi spinge sempre a dare il massimo. E anche di più. Qualcuno mi dice: sembri cattiva. No, è impegno.
È solo determinata?
Certo che no. Faccio casino ma in modo educato. Mi piace essere solare e divertirmi. Se smetto di divertirmi, smetto anche con questo sport. Ma io voglio che sia il lavoro della mia vita.
I suoi amici dicono che lei porta allegria anche in una giornata uggiosa
Cerco di vedere l’aspetto positivo in tutte le cose.
Per esempio?
In Georgia ho organizzato una gara con i sacchi di nylon sul pavimento del corridoio, bagnato e insaponato. Mi piace ridere con gli altri. E mi piace far ridere le persone per farle stare bene. Voglio essere felice e ridere. Qualche volta mi dicono: ma sei ubriaca?
Magari è successo?
È quasi accaduto una volta dopo una vittoria. Intendiamoci, mi basta uno spritz, perché noi non beviamo alcol.
Lei è cresciuta sportivamente in Trentino. Si sente più trentina o vicentina?
Sono orgogliosa di essere vicentina.
Brignone ha 34 anni, Goggia ne ha 32. Come si vede lei fra 15 anni?
Vorrei avere le doti tecniche di Mikaela Shiffrin (americana, 29 anni, è ritenuta tra le più grandi sciatrici di ogni epoca, è l’atleta più vincente nella storia della Coppa del Mondo di sci alpino, ndr.) e la testa di Federica Brignone. Lei davvero ascia stupiti, ha una grande testa.
Che poi è la dote principale per sopportare le responsabilità in ogni lavoro. Altre colleghe che apprezza?
Laura Colturi: ha solo un anno più di me e ha già tre podi in Coppa del mondo. Poi Marta Rossetti, Emilia Mondinelli, Martina Peterlini, Beatrice Sola.
E delle passate generazioni?
Ovviamente Tomba, la Compagnoni. Ma non possono essere riferimenti per l’oggi. È cambiato tutto in trent’anni.
La sua famiglia le ha messo gli sci ai piedi…
…e sono molto grata a loro
Ma quanto conta il talento e quanto il lavoro per ottenere risultati?
Venti per cento il talento e ottanta la fatica
Il più bel complimento che ha ricevuto?
Sono quelli degli allenatori. Con il mio allenatore Rudj Redolfi mi trovo molto bene.
Film o serie tv?
Preferisco le serie. Sto riguardando Grey’s Anatomy. Se non va lo sci ho sempre voluto studiare medicina.
Libri?
Pochi, ma mi è piaciuto il Diario di Anna Frank e quelli di Primo Levi
Musica?
La rapper Anna Pepe e la trap anche se in famiglia non condividono.
Normale: succedeva anche a noi quando c’erano i capelloni… Quando ascolta musica?
Ho una mia playlist che ascolto tutta la giornata prima della gara. In gara no, perché è considerato doping.
Qualche titolo.
Dalla rapper Chadia, a Baldan Bembo con Tu cosa fai stasera fino a Inno di Mia Martini. Brani che mi danno la carica e mi disegnano uno scenario davanti: io che arrivo in fondo alla pista e il pubblico mi applaude.
Lo sci può essere secondo a qualcuno o a qualcosa?
Solo alla mia famiglia.
Antonio Di Lorenzo